mercoledì 29 novembre 2017

IL DIFFERENZIALE CHE DIFFERENZA FA? IL DROP DELLE SCARPE DA RUNNING

Non esiste la scarpa migliore, ma quella più adatta

Da quando sono arrivato in Sardegna,o meglio ad Alghero sono diventato un po’ più tecnologico ( questo la dice lunga sul mio considerare la tecnologia spicciola applicata alla corsa amatoriale). Bene, ho cambiato telefono e da questo nuovo “strumento”  posso leggere la posta, entrare in internet e tra le varie conseguenze mi sono inserito in un gruppo whatsapp di amici algheresi che corrono.
Tra le mille cose serie  e meno serie che vi si scrivono e leggono pochi giorni fa è nata una discussione_confronto sul drop delle scarpe da running  ossia, per essere più chiari sulla differenza d'altezza tra tallone e avampiede, situazione questa che  determina l’inclinazione del piede nella scarpa .
Tuttavia nella scelta della scarpa occorre prestare attenzione oltre che al differenziale anche al peso della scarpa stessa.   Si dovrà capire se l’atleta corre su strada o su sterrato, tipo trail, poiché visto che il “drop” crea un angolo che si ripercuote anche sulla postura del corpo durante la corsa e può incidere sulla mobilità della caviglia, minore sarà l’angolo migliore sarà il gioco della caviglia.
Chi ha un appoggio di tallone avrà bisogno di una scarpa con un differenziale maggiore, che significa avere una scarpa con una maggiore ammortizzazione al tallone, a favorire l'impatto a terra, e con una differenza tacco-punta che favorisca poi la rullata del passo. Chi ha questo tipo di appoggio, poi, deve considerare la presenza di un sistema di supporto alla pronazione interna, fenomeno che si verifica solo in chi sviluppa un passo rullato ( a meno che non soffra di pronazione dovuta dal ginocchio, e qui si va in casi specifici in cui non basta la scarpa..).

Nelle scarpe con differenziale ridotto, scarpe da performance o minimaliste, il supporto anti-pronazione manca, in quanto è presupposto che chi è in grado di usare questo tipo di scarpe, non ha un passo con appoggio di tallone, ma uno con appoggio mediale o d'avampiede.
Comunque tutto è sempre molto relativo. La scelta del tipo di scarpa dipende molto dal tipo di atleta, il suo peso, la sua velocità e meccanica di corsa..
Un’ultima valutazione occorre prestarla al confort , che è poi la caratteristica più soggettiva di tutte: include il tipo di calzata, la traspirazione, l'allacciatura... non esiste piede uguale ad un altro, per dimensioni e per sensibilità stessa del piede.

Chi afferma che la riduzione del drop porti vantaggi sostiene che si avrà una maggiore reattività nella corsa in quanto si evita la rullata tallone_mesopiede_avampiede e un minor carico a livello articolazione del ginocchio oltre ad un accumulo maggiore di elasticità con l’allungamento del polpaccio/tendine d’achille (anche se molti amatori non curano gli esercizi legati alla tecnica di corsa_tale situazione verrà trattata quanto prima in un altro articolo).
Chi invece afferma il contrario sostiene invece che è proprio la sollecitazione legata all’allungamento polpaccio/tendine d’achille la causa degli infortuni al tendine.
Alcune scarpe poi presentano drop scarsi o addirittura inesistenti, ma con una suola più alta da terra .
Ripeto la scelta della scarpe è soggettiva.
Se poi un atleta ha intenzione di provare un nuovo tipo di scarpa, sia a livello di marca, ma anche con caratteristiche diverse ben venga. L’unico consiglio che mi sento di dare è quello di procedere in modo graduale con l’uso della nuova scarpa. Caso mai indossarla all’inizio per alcune camminate, poi alternandola con la vecchia scarpa. Se poi questa ha il differenziale basso o estremo converrà usarla per lavori veloci (max 1000).

Chi ha ragione? 
Tutti e nessuno allo stesso tempo. Come scritto nel sottotitolo non esiste la scarpa migliore, ma solo quella che si adatta meglio. 

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